FILOSOFIA E TEOLOGIA
Sito ufficiale dell'Associazione Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia (AISFET)
 
Autore   Stella MORRA
Titolo  
La frattura instauratrice. Corpo mortale, corpo glorioso e corpo istituzionale nella teologia di Michel de Certeau
Pagine  
148-167
Abstract  

A partire dalla domanda di Michel de Certeau sulla pensabilità e plausibilità del cristianesimo, ogni volta che una situazione culturale cambia, ci si interroga su come sia possibile per il cristianesimo stessa avere un corpo, cioè come si attui la toccabilità, la vivibilità, la sperimentabilità di una esperienza credente nella particolarità storica di un qui ed ora, di un esserci al mondo, allo spazio e al tempo. Il percorso è articolato in tre punti. Il primo presenta la questione di partenza di Michel de Certeau, la chiarificazione di come, dove e perchè sia storicamente accaduto che il sistema autoevidente di corporalizzazione del cristianesimo sia andato in frantumi; ciò ci porta, nel secondo punto, a quell’evento originario del cristianesimo in cui la corporalità è necessaria, ma è perduta fin dall’inzio, nell’assenza del cadavere di Gesù “perduto” nella risurrezione. Si esamina poi nel terzo punto una breve appendice più costruttiva, sulla possibilità ecclesiale di essere/fare un corpo per l’assente, attraverso il rapporto tra scrittura e corpo, in cui l’opera da compiere oggi sarebbe dunque questa: insinuare in ogni corpo, in qualsiasi corpo, la sua perdita, sulla misura del rapporto tra Gesù vivente e Cristo glorioso separati dalla morte. Si tratta dunque di accettare la sfida del fatto che non possiamo esser più “naturalmente” cristiani e che il fondamentale dell’esperienza cristiana, l’incontro con Gesù il Cristo, deve poter ancora essere possibile attraverso il suo corpo visibile, una chiesa che sia ancora chiesa.

The A., starting from the question of Michel de Certeau on the intelligibility and credibility of Christianity every time the cultural situation changes, questions how Christianity itself may have a body. The argument is articulated in three points: the first presents Michel de Certeau’s starting question: where and why the self-evident system of corporality of Christianity has broken into slivers; the second examines the original event of Christianity in which corporeity is necessary but lost from the beginning in the absence of Jesus’ cadaver «lost» in resurrection. The third affronts the ecclesiastical possibility to be/make a body for the absent. The challenge must be accepted that we can no longer be «naturally» and that the fundamental Christian experience, the encounter with Jesus, must be still possible through his visible body, a church that still may be a church.

     
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