FILOSOFIA E TEOLOGIA
Sito ufficiale dell'Associazione Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia (AISFET)
 
Autore   Marco RAVERA – Paolo Diego BUBBIO
Titolo  
Raccogliere ed accogliere. Riflessioni sul Logos alla luce della critica di Girard a Heidegger
Pagine  
472-484
Abstract  

L’articolo si propone di individuare alcune costanti teoretiche che caratterizzano episodi cruciali delle vicende del Prologo di Giovanni in sede strettamente filosofica nella modernità e nell’età contemporanea. La celebre discussione di Girard con Heidegger, su Logos eracliteo e Logos giovanneo, può fungere da griglia ermeneutica molto rivelatrice per l’analisi di tali costanti. Secondo Girard, il principale errore di Heidegger consisterebbe nel non aver compiuto una reale distinzione tra Logos eracliteo e Logos giovanneo, non cogliendo che il Logos di Giovanni è estraneo alla violenza. Ma perché quasi tutti i filosofi hanno interpretato il Logos di Giovanni alla luce del Logos di Eraclito? Vi sono delle eccezioni: Fichte e Schelling, nella fase matura della loro riflessione, si pongono su una via alternativa: il Logos giovanneo si riafferma nella sua originarietà. Forse Fichte rinunciò all’idealismo prima di Hegel perché vide la violenza implicata in quel sistema e decise di evitarla? Fichte è il modello dell’alternativa: il Logos eracliteo va in crisi, ed è costretto a liberare le due possibilità implicite in se stesso, secondo la lezione pareysoniana: o Kierkegaard o Feuerbach. Mentre il Logos di Eraclito raccoglie e unifica, il Logos di Giovanni accoglie, unifica mantenendo la differenza. Dunque, una indagine sul Prologo conduce al seguente interrogativo: si può dare come realmente percorribile un pensiero filosofico post-metafisico che non scada nella decostruzione e che, allo stesso tempo, non rinunci a pensare? E se la risposta a questo interrogativo non dipendesse esclusivamente da ragioni teoretiche, ma da una scelta iniziale ed esistenziale, quella appunto tra Logos di Eraclito e Logos di Giovanni?

This article proposes to individuate some theoretical constants that characterize the crucial interpretations of the Prologue of John in the strict philosophical context of modernity and the contemporary era. Girard’s famous discussion with Heidegger on Heraclitus’ and John’s Logos, can serve as the revealing hermeneutic grid for the analysis of such constants. The result of the investigation leads to the following question: is a post-metaphysical philosophical thinking possible that does not dwindle into deconstruction and that, at the same time, does not renounce thinking itself? The response, perhaps, does not exclusively depend on theoretical reasons, but from an initial and existential choice, precisely between the logos of Heraclitus and that of John.

     
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