FILOSOFIA E TEOLOGIA
Sito ufficiale dell'Associazione Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia (AISFET)
 
Autore   Giovanni ODASSO
Titolo  
La figura del servo sofferente in Isaia
Pagine  
57-73
Abstract  

Dallo studio dei testi autobiografici del “Servo di JHWH” (Is 49,1-6; 50,4-9a) si evince che il significato “salvifico” del dolore presuppone un’interpretazione della sofferenza che ha la propria radice nell’esperienza profetica di Dio. A loro volta i canti del Servo in terza persona (Is 42,1-4; 52,13-53,12) comprendono la morte del profeta come l’evento che segna l’inizio di un cammino di conversione del popolo nella fedeltà verso Dio e nella ritrovata comunione con i fratelli. In questa linea, i testi che riflettono una reinterpretazione collettiva della figura del Servo presentano la sofferenza e la prova di Israele, come lo spazio in cui il popolo diventa discepolo di JHWH e quindi prepara il futuro nel quale si compirà la promessa della nuova alleanza (cf. Is 54,13 e Ger 31,31-34). La ricchezza che si sprigiona da questi testi, e dall’influsso da essi esercitato nel corso della tradizione, permette di intravedere l’orizzonte teologico nel quale la comunità protocristiana, avendo la fede nella risurrezione di Gesù, ha compreso l’efficacia redentiva della sua morte e, conseguentemente, il valore salvifico dell’esistenza cristiana, che nella prova, si apre profeticamente all’incontro con Dio e dilata gli spazi vitali della propria missione.

The autobiographical texts of the “JHWH’s Servant” (Is 49,1-6; 50,4-9a) show that the “redeeming” meaning of grief involves an interpretation of suffering which has its roots in the prophetical experience of God. On their part, the songs of the Servant in third person (Is 42,1-4; 52,13-53,12) understand the death of the prophet as the event that marks the beginning of people’s conversion in the faithfulness to God and in the rediscovered communion with their brothers. In this line, the texts which reflect a collective new interpretation of the figure of the Servant show the suffering of Israel as the space in which the people becomes disciple of JHWH and then prepares for the future in which the promise of the New Convenant (Is 54,13 e Ger 31,31-34) shall be fulfilled. The richness of these texts enable to catch a glimpse of the theological horizon in which the proto-Christian community, which believes in Christ’s Resurrection, has understood the redeeming efficaciousness of His death, and consequently the saving value of Christian existence.

     
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