FILOSOFIA E TEOLOGIA
Sito ufficiale dell'Associazione Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia (AISFET)
 
Autore   Raffaella DI CASTRO
Titolo   Il rapporto del popolo ebraico con le nazioni del mondo alla luce del divieto di idolatria / The Jewish people's relationship with the nations in light of the prohibition against idolatry
Pagine   279-298
Abstract  

Nei testi biblici e talmudici, il divieto di idolatria costituisce una sorta di principio primo della Torà e di criterio identitario del popolo ebraico. Ma anziché fungere da frontiera rigida tra popolo monoteista e nazioni idolatre, nella direzione del fanatismo e dello scontro di civiltà, esso si rivela condizione e modello di relazione con l’alterità, capace di rispettare le differenze, al punto che nel Talmud (Megillà, 13 a), chiunque ripudia l’idolatria, anche un pagano, è chiamato ebreo. Questa interpretazione trova conferma in molti passi biblici e talmudici che dimostrano un profondo rispetto nei confronti degli stranieri pagani, al punto che persino nell’era messianica, in cui il Dio unico sarà riconosciuto e invocato da tutte le nazioni, queste continueranno tuttavia a «procedere ciascuna nel nome del rispettivo dio» (Michà, IV, 1-5).

In biblical and Talmudic texts, the prohibition against idolatry constitutes what may be said to be a fundamental principle of the Torah  and a criterion of identity for the Jewish people. But rather than acting as a rigid boundary between a monotheistic people and idolatrous nations, following the path to fanaticism and a clash of civilizations, it proves to be a condition and model for a relationship with alterity.  It proves capable of respecting differences, to the point that, according to the Talmud (Megillah 13a), anyone who rejects idolatry, even a pagan, is considered a Jew. This interpretation is echoed in numerous biblical and Talmudic passages, expressing deep respect towards pagan foreigners, so much so that even during the messianic era, when the One God shall be acknowledged and invoked by all nations, these would nonetheless continue to «walk every one in the name of his god» (Micah 4:1-5).

     
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