La questione che si vuole affrontare nasce da una riflessione sull’esperienza
umana sempre più esposta all’impossibilità di una previsione quantitativa, ma
anche qualitativa degli eventi, delle esperienze e dei saperi che ne illuminano il
senso. Pandemia, guerre, calamità naturali restituiscono ai singoli, ma anche alle
collettività, la percezione dell’assoluta esposizione all’accadimento di eventi che,
se pur prevedibili, sfuggono al controllo e alla determinazione logico-pratica.
Nonostante la pretesa della scienza e della politica di poter governare il flusso
degli eventi naturali e antropici, c’è un resto che si sottrae ad ogni possibile
controllo. Si dirà che questa esperienza è connaturata all’essere umano che ha
dovuto portare innanzitutto al logos questa percezione e, in secondo luogo, ha
elaborato categorie logico-pratiche che gli hanno consentito di restringere sempre
più il margine dell’incertezza.